Ho due lauree ed un master; non
che questo sia così incredibile al giorno d’oggi, ma studio una professione da
10 anni. Ho dato quintali di esami, ho subito centinaia di interrogazioni ed ho
sottolineato migliaia di libri. Se non bastasse, è dal primo anno di università
che lavoro per mantenermi il più possibile autonomamente. Ho fatto la barista,
la commessa, la promoter, la cameriera. Mi è piaciuto fare tutto quello che ho
fatto, non mi sono mai lamentata anche se una parte di me continuava a rimarcare la
temporaneità dei lavori che mi si presentavano, se non altro perché, ribadisco,
sono 10 anni che ci metto tutta me stessa. Ho dovuto lasciare l’ultimo lavoro
per frequentare il master a Milano, per il quale ho vinto una borsa di studio. Sono
tornata a casa da un mese, ho spedito un numero di curriculum che supera di
gran lunga quello dei testi universitari che ho dovuto comprare o (mi tocca
ammetterlo) fotocopiare in questi anni. Ho iniziato dalle agenzie, fondazioni,
associazioni culturali. Nessuna risposta. Non è il momento migliore per la
cultura. Sono anni che non è il momento migliore per la cultura. Non arriverà
MAI questo momento. Ma io, ingenua e romantica, sono ancora qui che aspetto.
Va bene, ritorniamo a qualche
lavoro temporaneo, giusto per sopravvivere, mangiare, pagare le bollette. Altra
valanga di CV. Alcuni mi rispondono: sono troppo qualificata, cercano una
bellissima ventenne apprendista con esperienza. Io ho 29 anni, rientro nell’apprendistato,
peccato, ma veramente peccato, per i miei 10 anni di esperienza lavorativa. Ad
ogni modo mi sembra già di sentire i responsabili del personale delle attività
in questione che si lamentano perché “queste ragazzine non sanno fare nulla” e
ne hanno dovute licenziare ed assumere 10, una dietro l’altra! Si, certo,
infatti loro sono nati sapendo già fare questi commenti del cazzo e sto
cominciando a capire che i responsabili del personale di parecchie aziende
intraprendono lo stesso iter di formazione degli opinionisti in tv.
Ottengo un bellissimo Assessment di
6 ore in una nota azienda di moda e ecommerce: 3 ore ad abbinare dei vestiti.
Ci vogliono 2 lauree ed un master per mettere le scarpe giuste ad un cappottino
di Marni. Non mi dispiace vestirmi per bene, mi ritengo anche esteticamente
gradevole, purtroppo però non sono una fissata vittima dello shopping
compulsivo. Scartata con un “ti manderemo un feedback sia in caso positivo che
in caso negativo”; è passato un mese, lo sto ancora aspettando.
Un’attività commerciale interessata
al mio CV mi propone un lavoro part-time a 40 minuti di macchina da casa ed è
la migliore proposta sentita finora ma guadagnerei giusto i soldi necessari per
pagarmi la benzina per andare a guadagnarmeli.
L’agenzia interinale mi spedisce
a farmi una giornata come extra in una catena di abbigliamento retail. Nei
grandi negozi delle super catene c’è sempre un bellissimo clima, lo stesso che
immagino ci possa essere in un macello tra le povere mucche che aspettano la
loro triste sorte. Non si parla, non si beve, non si va in bagno, nessuno ti
spiega nulla e hai già il peccato originale. Io me la cavo stando in silenzio,
come al solito, ma mi piacerebbe solo poter prendere da parte tutti i vari
responsabili e spiegargli che la loro triste vita non può migliorare solo perché
hanno la possibilità di trattare male qualche povera malcapitata come è
successo a loro anni prima. Se davvero la vita è una ruota che gira, prima o
poi ritornerà ancora indietro e non sarà piacevole avere altre persone con la
nausea che aspettano di vedervela tornare sulla schiena (per essere molto
eleganti). E poi c’è sempre quella cavolata delle 2 lauree ed un master che mi
fa solo pensare che girare le grucce dal verso giusto non sia proprio il motivo
del mio grosso investimento. Chissà in cosa sarà laureata la responsabile che
insulta un’interinale perché ha piegato male una pila di pantaloni (che tra l’altro
rimane piegata per un tempo complessivo che oscilla tra i 15 ed i 20 secondi).
Non so nemmeno io dove voglio
arrivare alla fine. Consigliarvi di non studiare? Assolutamente no. La
curiosità è il motore del mondo, sapere è così bello che non auguro a nessuno
di non avere voglia, o le possibilità, di coltivare la propria mente. Esortarvi
ad accontentarvi del lavoro che trovate? Ancora no. Non accontentatevi mai perché
il lavoro impegna la maggior parte della nostra vita. Forse il mio consiglio è quello
di fare qualsiasi cosa con amore e di vivere per le proprie possibilità. Io per
fortuna non sono così a pezzi perché ho una famiglia che mi aiuta, ma piuttosto
che abbinare vestiti e sentirmi una divinità preferirò sempre stare al mio
posto e fare una cosa che mi può dare anche una minima soddisfazione, ma
soprattutto trattare sempre, ma sempre, le altre persone con rispetto perché la
ruota gira per tutti, anche per me.